Il neo-eletto
presidente dei Paesi Bassi, il liberale Mark Rutte, ha pronunciato il suo primo
discorso pronunciando queste esatte parole: "Dopo la brexit e le elezioni
americane, l'Olanda ha detto no al populismo" (frase che richiama un noto spot contro il colesterolo). L'Europa, rappresentata
dalla figura della cancelliera tedesca Angela Merkel, ha tirato un forte
e profondo sospiro di sollievo.
Parole meno
liberali e più populiste, sono state pronunciate da Matteo Salvini, durante un comizio
a Napoli, nei giorni scorsi. Il leader della Lega ha parlato di tante cose, ma
si è soffermato sull'argomento "unioni civili": un abominio contro
l'umanità, assolutamente contro natura, questo probabilmente è quello che tutti
pensiamo di Salvini. Ma è anche, tristemente, ciò che lui pensa delle unioni
gay.
Abbiamo visto, per
la presenza di Salvini, una Napoli fortemente divisa, tra persone che cercavano
di manifestare pacificamente, e chi invece, dichiarandosi fortemente
antifascista, usava metodi violenti, e consentitemi, da squadrista.
Quello che mi
chiedo a questo punto è: vale davvero la pena ridurre in brandelli quel poco
che resta di una città piegata in due dalla camorra, che avrà sicuramente
problemi più importanti di Salvini? Probabilmente, il modo migliore che abbiamo
per manifestare il nostro dissenso nei confronti di un politico è quello di non
votarlo durante delle "ipotetiche" future elezioni.
A proposito di
elezioni, voti e politica, parliamo della C.G.I.L, che ha proposto, nei giorni
scorsi, un referendum sulla questione voucher. Non abbiamo avuto neanche
il tempo di confrontarci sul "se sia giusto pagare in buoni lavoro o
meno" che la Commissione Lavoro della Camera (che si occupa delle
questioni che riguardano il lavoro pubblico e privato), si è messa in opera per
abolire i voucher, ed evitare così il referendum. La C.G.I.L. è pronta a
cantare vittoria, così scrive il Fatto Quotidiano in un articolo che
stranamente vuole fare proprio informazione.
Ovviamente, non
basta un testo qualsiasi della Commissione Lavoro ad abolire i voucher (o buoni
lavoro che siano), questo testo, questa proposta, per essere applicata, deve
diventare legge. Compito di far sì che ciò si avveri, è del nostro tanto caro
governo Renzi bis Gentiloni, che si occuperà di portare il decreto
legge in Consiglio dei Ministri.
La questione
"voucher" ha scosso in qualche modo la politica italiana. Tutti i
partiti di tutte le fazioni possibili si stanno chiedendo: "Perchè sono
stati presi provvedimenti prima del referendum?"
Il M5S sentenzia la
paura del voto popolare che avrebbe il governo, mentre Bersani sostiene la tesi
della paura del referendum.
E così, su questa
onda di pensiero, arrivo a formulare, dopo l'horror vacui dell'arte
medioevale (con il quale si riempivano gli spazi con l'oro, per paura del
vuoto); l'horror referendum, una pratica politica che prevede il
riempimento del "vuoto" lasciato dai precedenti governi in ambito
economico e lavorativo.
E', alla fine, un
pò questo il fine del governo Gentiloni: cercare di "rattoppare" i
buchi di questo vestito un pò malconcio che è l'Italia.
Vi lascio con
questa massima:
"Arriva un
momento in cui il coraggio deve essere più forte della comodità e la speranza
deve prendere il posto della rassegnazione".
Schopenhauer?
Baudelaire? Bukowski?
No, Renzi.
Editoriale di
Pietro Tancredi - VB
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