12/05/16

Una tomba per le lucciole

E’ il 1945 quando la cittadina di Kobe viene bombardata, mietendo moltissime vittime. Il quattordicenne Seita e la sua sorellina Setsuko hanno perso la mamma nel corso del bombardamento e sono così costretti a recarsi da una loro zia confidando invano nel suo aiuto. 


Le risorse a disposizione sono davvero poche e ai due bambini non resta che ripararsi in un vecchio rifugio sul lago, contando sul poco cibo di cui dispongono. Con il passare del tempo la situazione non fa che aggravarsi e Seita e Setsuko possono solo sperare in un miracolo.

Lo Studio Ghibli lascia sicuramente il segno nel campo dell’animazione, facendo di “Una tomba per le lucciole” uno dei cartoni più toccanti e realistici realizzati sino a questo momento. La vicenda è tratta dalla storia vera descritta nel romanzo di Akiyuki Nosaka e viene rappresentata con grande fedeltà. Alle prese con la sceneggiatura e la regia troviamo Isao Takahata che presenta le scene con un continuo susseguirsi di forti emozioni. Nonostante si tratti di un cartone, i personaggi e le loro storie sono particolarmente dettagliati e realistici, tanto da far apparire questo lungometraggio animato come un vero e proprio film. 

Tema centrale dell’intera storia è ovviamente la guerra che viene messa a diretto contatto con i protagonisti, accentuando ulteriormente il contrasto tra le atrocità che essa comporta e l’innocenza dei bambini. La storia è inoltre narrata attraverso un lungo flashback dal punto di vista di Seita, che accompagna il corso della vicenda con le proprie riflessioni e descrizioni. Il suo comportamento è tipicamente infantile e spesso le sue scelte appaiono inadeguate. Tuttavia il rapporto che ha con la sorellina Setsuko è estremamente toccante e colpisce direttamente l’animo dello spettatore. “Una tomba per le lucciole” dunque si distacca completamente dai toni dello Studio Ghibli, noto per le sue produzioni fantasiose e adatte a un pubblico di minori. Takahata, con le sue convincenti rappresentazioni, spesso anche abbastanza crude, mette in scena al meglio il dolore e l’orrore causato dalla guerra. 

Il Secondo Conflitto Mondiale è infatti descritto in tutta la sua drammaticità e ogni evento presenta una grande cura nei dettagli. Proprio grazie a questa tecnica viviamo l’evoluzione dei personaggi e dei loro stati d’animo. “Una tomba per lucciole” è così in grado di non farci dimenticare quella che è stata la storia, proponendosi come una vera e propria denuncia alle crudeltà che i conflitti causano al genere umano.


- Sabrina Aliberti

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