12/05/16

La filosofia della mente

Un errore molto frequente delle persone è considerare la filosofia come qualcosa di statico, fisso ed immobile che vuole semplicemente indagare in quella dimensione metafisica, capire cosa c’è li e cercare di dare delle risposte più o meno certe. 


Nulla di più sbagliato ed incompleto: la filosofia non è solo metafisica ma ha varie discipline divise in teoretiche e pratiche. Tra le righe della filosofia teoretica si colloca ad esempio la metafisica, la gnoseologia, l’epistemologia, l’ontologia e, talvolta, anche la teologia. Discipline, invece, della filosofia pratica possono essere: morale, etica, filosofia della storia, filosofia politica, estetica, ermeneutica e filosofia della religione. Tuttavia, come si è detto prima, la filosofia non è nulla di statico e fermo ma, al contrario, sviluppa, oltre a quelle che si possono definire “classiche”, anche nuove discipline. Tra queste possiamo trovare la Filosofia della mente che si è costituita grazie al progresso degli studi scientifici sulla mente umana. Vediamone i caratteri generali.

La filosofia della mente è lo studio filosofico della mente, degli atti, delle funzioni mentali, della coscienza e delle loro relazioni con il cervello, il corpo ed il mondo.
I quesiti principali a cui questa branca della filosofia vuole rispondere sono: che cosa è la mente? Può la materia pensare? Dov’è l’anima? Che relazione c’è tra cervello, pensiero e linguaggio? La coscienza umana è un software?

In poche parole, questa disciplina filosofica vuole rispondere ad un quesito molto frequente nella filosofia ovvero il problema anima/corpo ( o mente/corpo come voler si dica). Se si fa un passo indietro e si ritorna alla filosofia del XVII secolo, già Cartesio aveva analizzato questo problema illustrando proprio quello che, sui manuali di filosofia, viene chiamato “dualismo cartesiano” ovvero la contrapposizione di res cogitans/res extensa che sono, fondamentalmente, due sostanze a se stanti tramite cui Cartesio vuole mettere in risalto la separazione non solo delle sostanze che compongono la nostra realtà ma anche, più implicitamente, la separazione che sussiste tra anima e corpo ( trovando come solo ed unico punto di contatto la cosiddetta ghiandola pineale o epifisi). 

Tuttavia il pensiero cartesiano a riguardo è stato completamente superato e smontato: molti filosofi hanno parlato di questa sorta di “questione cartesiana” affermando che Cartesio aveva commesso un grosso errore gnoseologico. Tra questi filosofi troviamo Antonio Damasio che ha dedicato a riguardo un’opera intera. I filosofi contemporanei, infatti, hanno superato questo dualismo gnoseologico ed ontologico di Cartesio asserendo che mente e corpo sono strettamente collegati tra di loro. Risulta interessante, alla luce di questa nuova disciplina filosofica, vedere come si è evoluto il concetto di “mente” e “cervello” e come molti hanno inteso questi concetti. Secondo i filosofi John Searle e Hubert Dreyfus la mente si caratterizza con proprietà del tutto proprie e tutto ciò che è “mentale” deve essere analizzato in quanto tale; il cervello invece è considerato come un “contenitore di esperienze mentali e psichiche”. Il filosofo Antonio Damasio, invece, afferma che la mente non è altro che un prodotto del cervello e che la “mente senza cervello non può esistere”. Molti altri invece estremizzano questo concetto affermando che la mente non esiste ma solo il cervello (Paul e Patricia Churchland). Altri ancora invece sostengono che la mente, in quanto cervello, è paragonabile ad un computer. Insomma tutte teorie davvero ingegnose e talvolta difficili da spiegare. Ma, fondamentalmente, qual è l’obiettivo principale di questa corrente di pensiero? 

Obiettivo principale è il superare il solito dualismo mente/corpo che cade sempre in un’evitabile dicotomia tra una prospettiva soggettiva ed empirico - materialistica riguardo il problema della mente. Per meglio intendere, la prospettiva empirico - materialistica della mente è strettamente collegata allo studio scientifico e sperimentale della medesima; invece la prospettiva soggettiva è strettamente collegata alla dimensione della coscienza e dell’autocoscienza (Hegel, a suo tempo, già aveva analizzato ciò nella Fenomenologia dello Spirito). In filosofia, concludendo, nulla è statico, ma tutto si evolve e si trasforma ed il pensiero adotta prospettive ed ottiche sempre nuove e talvolta nuove discipline vengono fondate con lo scopo di aumentare il campo di indagine della filosofia stessa.

-Francesco Sorgente

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