Un errore molto frequente delle persone
è considerare la filosofia come qualcosa di statico, fisso ed immobile che
vuole semplicemente indagare in quella dimensione metafisica, capire cosa c’è
li e cercare di dare delle risposte più o meno certe.
Nulla di più sbagliato ed
incompleto: la filosofia non è solo metafisica ma ha varie discipline divise in
teoretiche e pratiche. Tra le righe della filosofia teoretica si colloca ad
esempio la metafisica, la gnoseologia, l’epistemologia, l’ontologia e,
talvolta, anche la teologia. Discipline, invece, della filosofia pratica
possono essere: morale, etica, filosofia della storia, filosofia politica,
estetica, ermeneutica e filosofia della religione. Tuttavia, come si è detto
prima, la filosofia non è nulla di statico e fermo ma, al contrario, sviluppa,
oltre a quelle che si possono definire “classiche”, anche nuove discipline. Tra
queste possiamo trovare la Filosofia della mente che si è costituita grazie al
progresso degli studi scientifici sulla mente umana. Vediamone i caratteri
generali.
La filosofia della mente è lo studio
filosofico della mente, degli atti, delle funzioni mentali, della coscienza e
delle loro relazioni con il cervello, il corpo ed il mondo.
I quesiti principali a cui questa branca
della filosofia vuole rispondere sono: che cosa è la mente? Può la materia
pensare? Dov’è l’anima? Che relazione c’è tra cervello, pensiero e linguaggio?
La coscienza umana è un software?
In poche parole, questa disciplina
filosofica vuole rispondere ad un quesito molto frequente nella filosofia
ovvero il problema anima/corpo ( o mente/corpo come voler si dica). Se si fa un
passo indietro e si ritorna alla filosofia del XVII secolo, già Cartesio aveva
analizzato questo problema illustrando proprio quello che, sui manuali di
filosofia, viene chiamato “dualismo cartesiano” ovvero la contrapposizione di
res cogitans/res extensa che sono, fondamentalmente, due sostanze a se stanti
tramite cui Cartesio vuole mettere in risalto la separazione non solo delle
sostanze che compongono la nostra realtà ma anche, più implicitamente, la
separazione che sussiste tra anima e corpo ( trovando come solo ed unico punto
di contatto la cosiddetta ghiandola pineale o epifisi).
Tuttavia il pensiero
cartesiano a riguardo è stato completamente superato e smontato: molti filosofi
hanno parlato di questa sorta di “questione cartesiana” affermando che Cartesio
aveva commesso un grosso errore gnoseologico. Tra questi filosofi troviamo
Antonio Damasio che ha dedicato a riguardo un’opera intera. I filosofi
contemporanei, infatti, hanno superato questo dualismo gnoseologico ed
ontologico di Cartesio asserendo che mente e corpo sono strettamente collegati
tra di loro. Risulta interessante, alla luce di questa nuova disciplina
filosofica, vedere come si è evoluto il concetto di “mente” e “cervello” e come
molti hanno inteso questi concetti. Secondo i filosofi John Searle e Hubert
Dreyfus la mente si caratterizza con proprietà del tutto proprie e tutto ciò
che è “mentale” deve essere analizzato in quanto tale; il cervello invece è
considerato come un “contenitore di esperienze mentali e psichiche”. Il
filosofo Antonio Damasio, invece, afferma che la mente non è altro che un
prodotto del cervello e che la “mente senza cervello non può esistere”. Molti
altri invece estremizzano questo concetto affermando che la mente non esiste ma
solo il cervello (Paul e Patricia Churchland). Altri ancora invece
sostengono che la mente, in quanto cervello, è paragonabile ad un computer.
Insomma tutte teorie davvero ingegnose e talvolta difficili da spiegare. Ma,
fondamentalmente, qual è l’obiettivo principale di questa corrente di pensiero?
Obiettivo principale è il superare il solito dualismo mente/corpo che cade
sempre in un’evitabile dicotomia tra una prospettiva soggettiva ed empirico -
materialistica riguardo il problema della mente. Per meglio intendere, la
prospettiva empirico - materialistica della mente è strettamente collegata allo
studio scientifico e sperimentale della medesima; invece la prospettiva
soggettiva è strettamente collegata alla dimensione della coscienza e
dell’autocoscienza (Hegel, a suo tempo, già aveva analizzato ciò nella Fenomenologia
dello Spirito). In filosofia, concludendo, nulla è statico, ma tutto si
evolve e si trasforma ed il pensiero adotta prospettive ed ottiche sempre nuove
e talvolta nuove discipline vengono fondate con lo scopo di aumentare il campo
di indagine della filosofia stessa.
-Francesco Sorgente
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